La psicoterapia interpersonale è una terapia comparsa nel panorama della psicoanalisi moderna e contemporanea, grazie agli studi dello psichiatra e ricercatore statunitense Gerald Klerman nel 1970, che a sua volta trae spunto dalle teorie di esperti come Adolf Meyer, John Bolby e Henry Sullivan.

La psicoterapia interpersonale si caratterizza per essere un tipo di terapia breve (12 – 16 sedute in circa 4 -5 mesi), altamente strutturato e focalizzato sulle relazioni interpersonali presenti del paziente, in quanto basata sull’assunto che queste giochino un ruolo significativo sia nell’esordio che nel mantenimento del disagio. Riconosce l’importanza delle esperienze passate ma ha come obiettivo la risoluzione dei conflitti interpersonali attuali, per il quale lo psicoterapeuta si impegna ad assumere un ruolo attivo e non neutrale.

Inizialmente concepita come cura per i disturbi depressivi, la psicoterapia interpersonale ha trovato nel corso degli anni anche altri campi di applicazione, come il disturbo bipolare, i disturbi della condotta alimentare, i disturbi da uso di sostanze; con differenziazioni a seconda dell’età in cui si manifesta il problema: nell’adolescenza, in età senile, durante e dopo la gravidanza.

Secondo la psicoterapia interpersonale i problemi del paziente affetto da tali disturbi sarebbero riconducibili a quattro domini sociali: 1 Il dolore causato dalla perdita di una persona o dalla fine di una relazione, 2 Dispute o conflitti interpersonali con persone importanti per il paziente, 3 Transizione di ruolo e cambiamenti di vita, come ad esempio un matrimonio o la perdita del lavoro, 4 Deficit interpersonali, che si applicano a quei pazienti socialmente isolati che sono in relazioni interpersonali cronicamente insoddisfacenti.

Il trattamento della psicoterapia è suddiviso normalmente in tre fasi. Quella iniziale consiste nell’identificare l’area problematica che sarà soggetta a trattamento. La fase intermedia consiste nel lavorare su tale area. La fase finale consiste nel consolidare i progressi raggiunti nel trattamento e nel preparare il paziente a lavorare autonomamente.

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