Si definiscono giochi d’azzardo quei giochi il cui l’esito finale è fuori dalla portata e dal controllo diretto del giocatore: il lotto, le scommesse sui cavalli, le macchinette di video poker, le slot-machine sono solo alcuni degli esempi più comuni. Molte persone ne fanno un uso occasionale senza che questo comporti gravi ripercussioni nelle loro vite, ma quando il gioco d’azzardo assume determinati caratteristiche diventa una vera e propria patologia.

Secondo il DSM IV (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) si è in presenza di gioco d’azzardo patologico (GAP) quando una persona manifesta almeno cinque di questi dieci comportamenti:

  • E’ eccessivamente assorbito dal gioco d’azzardo (ad esempio rivive esperienze passate di gioco, o pianifica quelle future in continuazione)
  • Sente la necessità di giocare somme di denaro sempre maggiori per raggiungere l’eccitazione desiderata.
  • Ha ripetutamente tentato di ridurre, controllare o interrompere il gioco d’azzardo, senza riuscirci.
  • È irrequieto o irritabile quando cerca di ridurre o interrompere il gioco d’azzardo.
  • Gioca d’azzardo per sfuggire problemi come sentimenti di impotenza, colpa, ansia, depressione.
  • Dopo aver perso al gioco, torna a giocare ancora.
  • Mente ai membri della propria famiglia, agli amici, al partner per occultare l’entità del proprio coinvolgimento nel gioco d’azzardo.
  • Ha commesso azioni illegali come falsificazione, frode, furto o appropriazione indebita per finanziare il gioco d’azzardo.
  • Ha messo a repentaglio o perso una relazione significativa, il lavoro, opportunità scolastiche o lavorative a causa il gioco d’azzardo.
  • Fa affidamento su altri per reperire denaro per alleviare una situazione economica disperata causata dal gioco.

Il giocatore d’azzardo patologico non presenta delle caratteristiche di età, di sesso o di classe sociale specifiche, tuttavia è stato riscontrato che, dal punto di vista psicologico, è solitamente un individuo con una personalità narcisista, dipendente e impulsiva. Alcuni studiosi considerano il gioco d’azzardo patologico come un equivalente depressivo, ovvero un comportamento messo in atto a causa e al posto di una depressione negata, che solitamente appare quando si smette di giocare. Dei fattori a rischio che possono stare alla base dell’insorgenza del disturbo possono essere eventi traumatici come morte o grave malattia di un genitore, separazione o divorzio dei genitori, ripetuti trasferimenti di casa, scarsa empatia nelle risposte emotive genitoriali, abusi psico-fisici.

L’evoluzione del gioco d’azzardo patologico nell’individuo è stata descritta dallo psichiatra Robert Custer (1982) attraverso una successione di fasi: la fase vincentela fase perdente, e la fase di disperazione. Dopo un primo momento di gioco dall’esito positivo, l’individuo predisposto all’abuso tende a rincorrere altre vincite, aumentando la frequenza di gioco e le puntate. A questo punto iniziano le perdite, alle quali il giocatore reagisce aumentando il fattore rischio, nell’illusione di poter ottenere vincite più alte. Quando le perdite superano di gran lunga le vincite inizia la terza fase, la più pericolosa, il panico può prendere il sopravvento sul soggetto fino a portarlo a compiere azioni illegali e fra le conseguenze più gravi vi possono essere ingenti perdite finanziarie, ripercussioni sull’ambiente di lavoro, separazioni e divorzi, conseguenze sui figli, arresti.

E’ sempre possibile superare il problema del gioco d’azzardo patologico con l’aiuto della psicoterapia, e anche in questo caso il processo è divisibile in tre fasi: una critica, una di ricostruzione e una di crescita, durante le quali l’iniziale e necessario periodo di astinenza è seguito dal recupero e miglioramento dei rapporti sociali e familiari, fino alla solida creazione di un nuovo e più sano stile di vita. L’approccio terapeutico può essere diretto (sul giocatore) o indiretto (sui familiari).

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